Oggi i committenti che devono affidare ad un’azienda specializzata la realizzazione o la manutenzione dei propri sistemi antincendio, siano essi impianti fissi di spegnimento, sistemi di rivelazione, estintori, compartimentazioni o dispositivi di protezione individuali, si trovano di fronte alla difficoltà di scegliere il giusto interlocutore, in un mercato il cui accesso non è regolato. Esistono strumenti e “trucchi” per ovviare all’opacità del mercato e individuare il partner giusto.
Ne parliamo con Natale Mozzanica, CEO di Mozzanica & Mozzanica nonché Presidente per 4 anni e Past President da 3 anni di UMAN, l’associazione, federata Anima - Confindustria, che riunisce i fabbricanti di materiale per la sicurezza e l’antincendio e le aziende che garantiscono il funzionamento efficiente dei sistemi impiegati.
In un mercato come quello del settore antincendio italiano, individuare un fornitore di qualità non è semplice, pertanto è fondamentale valutare la documentazione completa sui lavori già svolti dall’appaltatore e le qualifiche della sua manodopera
Come fa un committente a proteggersi da truffe o comunque da realizzazioni di scarsa qualità?
In un mercato non regolamentato come quello italiano, effettuare scelte che non abbiano quale elemento prioritario il “prezzo”, non è facile. Un utile suggerimento ci arriva dagli Enti Terzi di Certificazione di livello internazionale, che da sempre nelle loro analisi valutano tre elementi fondamentali:
- il livello di specializzazione dell’azienda in esame, in funzione delle attività per cui è richiesta l’abilitazione;
- la struttura, l’esperienza, la preparazione ingegneristica e l’organizzazione preposta alla realizzazione dei sistemi antincendio;
- la struttura, l’esperienza, il livello qualitativo, la preparazione e la formazione continua del personale addetto ai servizi di manutenzione.
Con la certificazione di questi elementi il committente estero si tutela, senza queste certificazioni ogni strada è preclusa.
Questo è il primo suggerimento che mi sento di dare: la valutazione in questi termini del “potenziale fornitore” è fondamentale.
Quindi ci sta dicendo che un capitolato “blindato” non basta.
Esatto, anche se un buon capitolato è sicuramente uno strumento utile, deve esserci sempre un’assunzione di responsabilità da parte del committente fin dalla scelta delle regole di ingaggio.
L’esempio più eclatante sono le gare d’appalto al “massimo ribasso” per le attività di manutenzione; pensare di scaricare tutta la responsabilità sull’appaltatore è una pia illusione. Infatti, in presenza di un fatto funesto, il committente che ha scelto il massimo ribasso rischierà sempre la “culpa in eligendo”, ovvero la responsabilità civile, prevista dall’articolo 2049 c.c. di chi ha una possibile colpa nella scelta.
Anche dal lato della domanda c’è quindi un limite culturale; è questo che intende dire?
Esattamente. Il cliente, dovrebbe mirare ad assolvere la sua vera esigenza di sicurezza, perché così facendo potrà definire il suo vero livello di rischio e di conseguenza scegliere il miglior partner, scartando soluzioni che possano condurre a prestazioni “virtuali”.
È in questa dimensione che la Gestione della Sicurezza Antincendio, nel Codice di Prevenzione Incendi, è assurta a livello primario.
Rimane comunque spesso un oggettivo vincolo economico che controbilancia l’esigenza di massima sicurezza. Come si risolve?
La realizzazione di un impianto antincendio e il suo mantenimento nel tempo nasce sempre quale elemento “correttivo” della “valutazione del rischio”, che il Tecnico Abilitato ha previsto nello sviluppo del Progetto VVF dell’attività in esame. Nel pensiero comune l’impianto antincendio è un bene che ognuno si augura non debba mai intervenire e nella maggior parte dei casi, fortunatamente, è così. È la conoscenza del rischio e la cultura del Committente nella Gestione della Sicurezza Antincendio che arriveranno a definire il giusto equilibrio tra investimento ed efficienza nella scelta del sistema.
Gli incendi sono relativamente pochi: questo aspetto, se da un lato potrebbe essere imputato all’efficacia dei sistemi tecnici e gestionali di prevenzione (GSA), dall’altro potrebbe produrre dei risvolti tendenti a ridurre l’attenzione verso la sicurezza. Se quindi non sarà un’analisi a definire il livello del rischio, la prescrizione di un sistema di protezione sarà sempre vista come un obbligo a cui ottemperare, ovviamente al minor costo, “perché così vogliono i Vigili del Fuoco”.
Sarà poi l’evento funesto, che drammaticamente definirà il “reale livello di sicurezza” applicato. Il recente incendio della Torre dei Moro a Milano e le perizie ci hanno dato conferma di ciò.
Quindi l’unica scelta per un committente è diventare un esperto di antincendio, per essere in grado di valutare il proprio fornitore, e prepararsi a pagare i giusti costi di Gestione della Sicurezza Antincendio?
Non è necessario diventare un “esperto antincendio”, ma è necessario essere un acquisitore preparato, abituato a dialogare con la propria struttura aziendale preposta alla Gestione della Sicurezza Antincendio, per la scelta del fornitore competente, sulla base di valutazioni tecniche ed economiche congrue.
Dico “congrue”, perché nello stato di fatto il committente ha a disposizione svariati strumenti di verifica, che gli consentono di operare le giuste scelte.
Si riferisce a quanto diceva poc’anzi riguardo ai capitolati d’appalto?
Certamente. Le norme tecniche sono la base da cui estrapolare i capitolati, ma ad eccezione di poche norme che dettagliano in modo specifico le operazioni da eseguire, le altre norme si limitano a elencare le “operazioni minime” da prevedere.
Di conseguenza la capacità di un fornitore di rispondere al capitolato scomponendo nel dettaglio quelle “operazioni minime”, proponendo delle “check list” operative è sicuramente uno degli elementi tecnici qualificanti che l’acquisitore e il gestore della Sicurezza Antincendio devono considerare.
Mi permetto di tornare sul tema delicato del confine della responsabilità tra committente e appaltatore. Lei ci descrive degli strumenti – capitolati operativi, check list ecc. – per la cui valutazione è necessaria una competenza tecnica che non sempre chi acquisisce il servizio possiede.
Nella Gestione della Sicurezza Antincendio il committente non è solo. Oltre alla sua struttura aziendale può disporre dei progettisti, dei professionisti antincendio e delle associazioni di categoria che lo possono aiutare nella scelta “dell’azienda specializzata”. UMAN, la nostra associazione di categoria, ad esempio, ha emesso una Linea Guida – alla cui realizzazione ho attivamente partecipato – per la stesura dei capitolati d’appalto, liberamente scaricabile dal sito dell’associazione che raccoglie molte utili indicazioni in merito.
Inoltre, capire il livello di preparazione dell’azienda in esame è più semplice di quanto non possa sembrare. Vi è un aspetto fondamentale nella Gestione della Sicurezza Antincendio, vera e propria cartina di tornasole, in grado di aiutare il committente nella scelta dell’appaltatore, ed è la capacità dell’appaltatore di documentare e certificare tutte le attività svolte. Una documentazione completa e corretta assicura il committente (e l’asseveratore) sulla regolare esecuzione dei lavori eseguiti e permette all’azienda di manutenzione di testimoniare il suo buon lavoro. Un’azienda di manutenzione che non sa supportare in modo congruo i lavori eseguiti probabilmente non dispone della giusta preparazione che l’incarico richiede.
Questo della documentazione è un aspetto interessante e relativamente facile da valutare, anche solo per un confronto, in fase di selezione dei soggetti da far accedere alle fasi più avanzate delle trattative. Ci sono altri aspetti che il committente può usare come indicatori della qualità del soggetto che sta valutando?
La quotazione della manodopera. Per diventare “tecnico antincendio” preparato occorre tempo, le competenze necessarie non si sviluppano per grazia infusa, sono necessarie una buona base scolastica e una formazione continua.
Noi in Mozzanica impieghiamo almeno un anno per formare un tecnico di manutenzione estintori e attrezzature e fino a due/tre anni per formarne un tecnico per la manutenzione degli impianti. Il tecnico di manutenzione estintori e attrezzature deve avere una buona manualità, deve saper operare in officina, il tecnico di manutenzione delle porte/portoni tagliafuoco deve avere una formazione da serramentista.
Al tecnico di manutenzione impianti è richiesto il possesso di un diploma di scuola a indirizzo tecnico (preferibilmente elettrotecnica), deve conoscere la chimica e fisica dell’incendio, le norme tecniche e le procedure gestionali oltre che i sistemi su cui deve intervenire, che sono spesso di tipo con tecnologie proprietarie. In Italia il quadro di riferimento normativo, che inequivocabilmente delinei tutti i requisiti minimi dei tecnici, è ancora in itinere, oggi esistono solo le certificazioni volontarie emesse da Enti Terzi di Certificazione.
Di conseguenza la quotazione della manodopera applicata potrà essere utilizzata come elemento indicatore delle capacità dei tecnici che l’azienda di manutenzione saprà mettere in campo. Avere tecnici formati e preparati consentirà sì di affrontare attività impegnative, ma di contro ci troveremo con figure professionali che avranno un costo superiore alla media. Il nostro personale, ad esempio, oltre alle attività ordinarie è in grado di fornire prestazioni specialistiche di manutenzione preventiva e predittiva.
Di pari passo saranno necessarie dotazioni strumentali importanti. Quindi, l’elenco delle dotazioni che l’azienda di manutenzione potrà rendere disponibile diventerà un ulteriore elemento discriminatorio nella valutazione. Gli elementi esposti, unitamente alle specializzazioni che il fornitore potrà proporre, aiuteranno l’acquisitore nella scelta dell’azienda più vicina agli obiettivi di sicurezza che la Gestione della Sicurezza Antincendio della sua azienda si è data.
Abbiamo parlato della certificazione delle competenze e delle qualifiche. Esistono delle altre certificazioni che possono aiutare il committente nella scelta?
Certamente, le certificazioni di Ente Terzo sono estremamente importanti nella scelta del fornitore. Noi in Mozzanica ne possediamo diverse sia di tipo nazionale, che di tipo internazionale per le attività all’estero. Ulteriore elemento valutativo di fondamentale importanza è la “gestione del rifiuto”. Tutte le operazioni di manutenzione generano “rifiuti”, per i quali la normativa cogente stabilisce rigorosi percorsi per lo smaltimento o il recupero, per noi tutti rigorosamente tracciati.
Lo smaltimento è oneroso per chi lo svolge, quindi il committente deve attendersi di pagare questo servizio e di ricevere evidenza dell’avvenuto trattamento, non solo perché testimonia una qualità e un’attenzione all’ambiente da parte del fornitore, ma perché esistono precise responsabilità amministrative e penali, anche in capo al committente, che devono essere rispettate.
ICIM, in collaborazione con UMAN, ha sviluppato uno schema di certificazione, di cui la nostra azienda è dotata, che, tra gli altri aspetti, si concentra proprio sul confronto tra materiale acquistato, materiale fornito e materiale smaltito. La mancata coerenza tra questi tre valori denuncia una fraudolenta gestione delle manutenzioni.
La responsabilità ambientale, tuttavia, non si esaurisce col rispetto puntuale della norma. L’avvio al recupero delle polveri estinguenti come fertilizzanti in agricoltura, la scelta di tecnologie che minimizzano l’impatto ambientale – Mozzanica ad esempio sviluppa sistemi ORS, watermist e Inergen – rappresentano un indicatore indiretto della qualità di un’azienda.
Essere impegnati su questi fronti richiede una cultura aziendale incompatibile con atteggiamenti accondiscendenti nei confronti di pratiche al limite della correttezza o addirittura fraudolenti.
Torniamo quindi, in chiusura, da dove siamo partiti. Si dovrebbe scegliere la cultura del fornitore prima ancora delle sue prestazioni.
Mi spingerei oltre e rispondo meglio a una delle domande iniziali, ovvero: come si bilancia il vincolo economico del committente con l’esigenza di massima sicurezza? L’azienda preparata, che opera nel mercato dell’antincendio, di fronte a questi ostacoli, risponde utilizzando le sue risorse tecniche, commerciali e finanziarie per pianificare un rapporto a medio/lungo termine che consenta al committente di ottenere la giusta protezione e, a sé stessa, di trarne il giusto profitto. È chiaro che quello che sto delineando non è un rapporto standard cliente/fornitore, ma è un rapporto di partnership.
Un rapporto di questo tipo non si limita a richiedere una convergenza di interessi, ma implica una convergenza culturale e di obiettivi.