Autore Natale Mozzanica | Chief Executive Officer | 23 Luglio 2019 |
Gas combustibili rilasciati da processi chimici, polveri disperse in nuvole che possono innescarsi e generare incendi o ancora nebbie “combustibili” originate da vapori che si sollevano da perdite di condotti a pressione o da liquidi stoccati in contenitori, sono scenari non inusuali in ambito industriale. I sistemi water-mist, come l’HI-FOG di Marioff, presentato dall’Ing. Nino Frisina in occasione della tappa torinese del #SicurtechVillage 2019 riducono i danni, grazie al raffreddamento efficace e rapido dell’intera struttura. Richiedono molta meno acqua rispetto ai tradizionali sistemi water spray e pongono minori vincoli di compatibilità con gli impianti che debbono proteggere. Un sistema di Protezione Localizzata, come quelli descritti qui https://goo.gl/sSh9MM, infatti interviene con limitate quantità di estinguenti, erogate in aree ben definite, aperte o parzialmente chiuse. Affidarsi alla saturazione dell’ambiente da proteggere - effetto enclosure- oltre a richiedere un maggior impiego di estinguente, impone compartimentazioni non sempre tecnicamente praticabili. Il ruolo dell’installatore si spinge a considerare le limitazioni all’installazione che possono portare a dover rimuovere alcune ostruzioni o a progettare una disposizione degli ugelli ”ad hoc”. L’analisi del rischio è elemento basilare per la scelta di queste applicazioni, che spesso, non disponendo di protocolli di prova standard, devono essere sottoposte a prove a fuoco in scala reale, per testarne e certificarne l’efficacia.