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Intervista a Vincenzo Morra, Responsabile Service di Mozzanica

 

La manutenzione antincendio così come veniva intesa nel passato, almeno fino al decennio scorso, prevedeva tutte quelle attività rivolte essenzialmente alla verifica del buon funzionamento di un impianto di prevenzione antincendio e pertanto il livello richiesto di competenza tecnica del manutentore non era elevato e soprattutto non certificato, anche alla luce del fatto che le normative stesse di quel periodo non erano così stringenti come quelle attuali.

A partire dai primi anni duemila il service di manutenzione antincendio Mozzanica ha affrontato un cambio di paradigma epocale, assumendo un nuovo ruolo nell’ambito della sicurezza.

Le sfide sono sempre più complesse e l’organizzazione della manutenzione in contesti ad alto rischio di incendio fa la differenza quando ci si confronta con i competitors presenti sul mercato.

Mozzanica da oltre tre decenni propone soluzioni per la sicurezza antincendio per molte e importanti realtà nei principali settori merceologici in ambito industriale, navale e oil&gas, e la gestione del service di manutenzione ha assunto in azienda sempre di più  un ruolo determinante anche nelle fasi progettuali.

 

 

Come si coniuga oggi un impianto antincendio con il service?

Oggi ogni impianto antincendio si integra in un più complesso sistema di gestione della sicurezza che prevede procedure, interazioni tra diversi sistemi con diverse tecnologie e capace di operare in situazioni di emergenza e di scenari di incendio.

In tale ottica, scegliere un service antincendio significa scegliere, più che un semplice tecnico manutentore, un consulente a cui affidare il mantenimento della conformità normativa, atto fondamentale e sostanziale per adeguare gli impianti alla regola dell’arte vigente e alle prestazioni richieste dal rischio incendio da cui si deve proteggere.

 

Come descriverebbe un manutentore antincendio?

Il manutentore antincendio è parte di una struttura in cui sono messe a sistema diverse competenze e diversi ruoli. Oggi fare manutenzione significa farsi carico della responsabilità – anche penale - che un impianto, al momento del bisogno, funzioni. Un tecnico manutentore deve sicuramente conoscere le norme tecniche di manutenzione, ma di certo non solo quelle. Il suo obiettivo deve essere, oltre la verifica di funzionalità del sistema, l’identificazione di eventuali errori di progettazione e/o installazione e, infine tenere monitorato il gap che viene a crearsi tra l’installato e la regola dell’arte vigente.

 

E questo significa che l’attività manutentiva assume un’importanza ancora maggiore.

Esattamente. In un contesto estremamente dinamico come succede ad esempio nel settore chimico e farmaceutico, è responsabilità del tecnico manutentore accorgersi e segnalare al cliente quando l’impianto antincendio, progettato originariamente per un rischio diverso, potrebbe non essere più efficace.

 

A voi quindi è demandato il compito di garantire una “riserva di sicurezza”, evitando che l’impianto risulti inadeguato.

Certo. Per farlo dobbiamo porci come partner dei nostri clienti, lavorando sul lungo termine, aiutandoli a scegliere le soluzioni più adeguate alle loro realtà e dinamicità, pertanto, né sotto né sovradimensionate. Noi in Mozzanica abbracciamo questa filosofia da sempre, nascendo con un DNA da consulenti. Ciò spiega – per inciso – come grandi gruppi industriali sono nostri clienti da decenni, in alcuni casi da trent’anni.

 

Abbiamo accennato alle norme; nel quadro che lei ci ha descritto si inserisce il cambio di paradigma normativo che prescrittivo si sta spostando verso un approccio prestazionale?

Certamente. Sebbene questo riguardi in maniera preponderante la fase di progettazione di un nuovo impianto, al service è demandato il compito di assicurare che il sistema mantenga nel tempo le prestazioni. Le nostre attività si spostano sempre più da un’azione preventiva ad una predittiva, ovvero dall’intervenire “su guasto” o statisticamente prima che un componente degradi le sue prestazioni, ad un’azione basata sui dati di diagnostica che ci dicono come il componente sta performando e quale sarà la sua curva di decadimento.

Il risultato è quello di ridurre i fermi impianto ed i costi di riparazione. In questo ci aiutano, naturalmente, strumenti sempre più sofisticati.

 

…che porranno ulteriori sfide alla professionalità del manutentore.

Sicuramente si! La formazione costante e lo sviluppo di nuove competenze è sempre stato, infatti, un asset fondamentale in Mozzanica: dalle abilità manuali specifiche di un manutentore a quelle dell’Internet of Things. Pertanto, fondamentale è l’abilità di mettere a sistema figure varie con competenze diverse, capaci di interagire e collaborare efficacemente, integrando il Know-how di ognuno. Partendo da questi presupposti, è opportuno misurare e valutare l’intera struttura di un’azienda di manutenzione piuttosto che la sola qualità del singolo tecnico manutentore.

 

Ha parlato di informatica e di manutenzione predittiva. immagino che le due cose vadano a braccetto

Sono inestricabili e lo saranno sempre di più in futuro. Noi impieghiamo una soluzione proprietaria di supervisione e controllo dei nostri sistemi, grazie al fatto che siamo in grado di sviluppare internamente soluzioni software su misura.  Questi sistemi sono alimentati sempre più da dispositivi IoT divenendo, in tal modo, strumenti essenziali per un monitoraggio in tempo reale degli impianti dei clienti e rappresenta, nella valutazione del nostro servizio, un elemento di sicuro valore aggiunto.

 

Vorrei tornare alla questione dell’organizzazione. Secondo lei una dimensione minima – quantitativa ma anche qualitativa – è necessaria per svolgere un service antincendio adeguato?

Se parliamo di antincendio industriale, assolutamente sì; basti pensare all’importanza della safety quando si opera in stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti, alla gestione degli strumenti di misura e dell’infrastruttura IT o allo smaltimento dei materiali di risulta. Tutti aspetti che implicano una struttura organizzativa robusta e funzionale.

Lei capisce che una piccola struttura rischia di soccombere sotto il peso organizzativo. Purtroppo, il mondo dell’antincendio in Italia è frammentato in molte piccole aziende e spesso la concorrenza è a scapito della qualità del servizio; questo è un dato di fatto.

 

Intende dire che una piccola azienda non può erogare un servizio di qualità?

Non mi spingo a dire tanto, perché non sarebbe né vero né irrispettoso di molti colleghi che operano in realtà più piccole e lo fanno con estrema professionalità. Ma quando il service diventa complesso, tecnicamente o dimensionalmente, la dotazione strutturale deve seguire a ruota per avere un livello di servizio adeguato. Paradossalmente il problema più che con le piccole realtà, che operano con clienti adeguati per dimensioni, è con grandi realtà che non hanno l’antincendio nel loro DNA e che, tuttavia, gestiscono grandi clienti.

 

Si tratta, insomma, di una questione di nicchie di mercato.

Ecco, sì. E’ più corretto parlare di nicchie di mercato; non si può gestire una realtà complessa senza avere una struttura altrettanto complessa. E qui non parlo necessariamente di dimensioni ma di specializzazioni, anche se è chiaro che, in buona parte, questi due aspetti viaggiano insieme.

Noi in Mozzanica, ad esempio, abbiamo una dimensione equilibrata; possiamo interfacciarci con complesse realtà multinazionali così come con aziende più piccole ma particolarmente sfidanti in tema di prevenzione incendi.

 

Lei ha toccato il tema del monitoraggio del gap che viene a crearsi tra l’installato e la regola dell’arte vigente. In settori dinamici come possono essere quelli della chimica e della farmaceutica, il rinnovamento dei layout produttivi crea una pressione costante su tutti i sistemi, inclusi quelli antincendio. Qual è quindi il rapporto che voi, che tipicamente vi occupate di postvendita, avete con le nuove realizzazioni?

Posso portare la nostra esperienza: in Mozzanica, dove abbiamo un ufficio tecnico interno, molte nuove realizzazioni nascono da input provenienti dal service e, della quasi totalità degli impianti che realizziamo poi curiamo la manutenzione. Siamo dunque coinvolti sia nella fase di collaudo e start up dei nuovi impianti, sia nella manutenzione. La stretta cooperazione tra service e ufficio tecnico agisce da catalizzatore per lo sviluppo continuo di competenze e curve di esperienza su entrambi i lati.

 

Siete distributori del sistema inergen FireEater, l’azienda che ha inventato il gas inerte Inergen e che lo ha affermato in tutto il mondo. Prima parlavamo di fornitori di dotazioni strumentali; quanto è importante il rapporto che un service antincendio deve avere con chi sviluppa prodotti che installate?

È fondamentale. Ci sono tecnologie proprietarie che possono essere manutenute solo grazie al supporto di chi le ha sviluppate. Faccio ancora due esempi tratti dalla nostra esperienza in Mozzanica: i sistemi di estrazione fumo e calore Fumovent, sviluppati da  Rosso Officine, e il nostro brevetto ORS, sviluppato in partnership con Fruit Control Equipment. Senza lo strettissimo rapporto che abbiamo con questi due partner non potremmo applicare quelle soluzioni, né loro potrebbero integrarle in sistemi antincendio complessi senza una competenza che può avere solo un’azienda, e torno sul concetto di prima, complessa.

 

In ultima analisi quindi, come può un committente, specializzato in un diverso settore – chimico e farmaceutico ad esempio – valutare un fornitore di service antincendio? Come fa a valutare quella che lei chiamava poco fa “complessità dell’organizzazione”?

Il nostro è un settore molto regolamentato per quel che riguarda i prodotti ed in alcuni casi le competenze dei tecnici, ma è ancora lasciata al mercato la selezione degli operatori.

 

Non esiste un albo, insomma

No, ma per fortuna esistono standard di conformità. Noi - che operiamo su alcune nicchie dei mercati internazionali – possediamo certificazioni relative a 13 standard verificati ogni anno da 8 diversi enti. Questo può essere un criterio di valutazione oggettivo ed è anche uno dei motivi per cui necessitiamo di una struttura HSEQ interna che lavora a pieno regime. Essere costantemente sotto la lente degli organismi di certificazione, ci abitua a tenere alti standard. È un modo di lavorare più intenso, ma più sereno e lineare. In fin dei conti i nostri clienti affidano a noi beni e vite umane, in taluni casi. È una bella responsabilità.

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