Intervista a Natale Mozzanica, CEO di Mozzanica
Tempo fa, un industriale coraggioso, che aveva aperto un’azienda per la fabbricazione di auto supersportive, disse che “era la manutenzione fatta sulle sue vetture che gli permetteva di capire la bontà delle sue scelte e soprattutto come doveva prendere quelle future”.
Infatti, non solo considerava questo servizio come basilare per il mantenimento delle auto, ma anche come uno spunto di miglioramento.
E’ veramente singolare e interessante questo pensiero, perchè nell’ambito antincendio, in particolare in Paesi dove la cultura della sicurezza non è diffusa, fatichiamo veramente a capire l’importanza di questo servizio che altro non fa che preservare attrezzature e sistemi pensati per la nostra sicurezza.
Non solo.
La sua sottovalutazione ci spinge a volte a incaricare il tecnico sbagliato, che manca di formazione e delle attrezzature corrette, ma in compenso…costa poco.
Abbiamo quindi deciso intervistare il nostro CEO, il Sig. Mozzanica Natale, che per diversi anni è sempre stato in prima linea per combattere per un servizio di manutenzione sempre più qualificato.
Qual’è l’identikit del vero manutentore antincendio?
Un’azienda di manutenzione che presta “servizi di post vendita” necessita di un’organizzazione proporzionata al risultato che intende ottenere, ovvero mantenere efficienti ed efficaci nel tempo le attrezzature e i sistemi antincendio affidati.
Il “servizio di manutenzione” dovrà sviluppare competenze specifiche interne – relative all’organizzazione - e competenze specifiche in campo - relative alle attività operative.
L’azienda dovrà organizzarsi considerando: attività, obiettivi, modalità operative, strutture, procedure, attrezzature, scorte, organico, formazione, addestramento e verifica delle competenze.
Ogni sfaccettatura dell’organizzazione, richiede professionalità e competenza, senza queste caratteristiche di base non sarà possibile avere risultati soddisfacenti nel servizio.
Una buona organizzazione interna non potrà mai compensare le capacità e le conoscenze che il tecnico deve esercitare in campo.
L’affermazione dell’approccio prestazionale porterà dei cambiamenti nel processo di manutenzione?
L’approccio prestazionale dovrebbe portare a una migliore gestione delle attività di mantenimento dei sistemi antincendio.
Le attività di manutenzione sono parte integrante della gestione della sicurezza, che il professionista ha definito (o dovrebbe avere definito) nel suo progetto, unitamente alla specifica d’impianto. In particolare, potranno essere ottimizzate le attività di service, ma soprattutto ne trarrà beneficio la struttura impiantistica che dovrà essere rispondente alle variazioni di rischio nel tempo, richieste dallo sviluppo dell’attività protetta.
la manutenzione è un costo da minimizzare o un “valore”?
Ritengo che non abbia assolutamente senso, per chi abbia investito su un sistema di protezione attiva, vedere la manutenzione, e in questo caso la manutenzione antincendio, come un costo da contenere. Se per tutti gli altri impianti il rapporto manutenzione/efficienza del sistema è riscontrabile in modo continuo nel tempo (esempio sistema di condizionamento), nei sistemi antincendio ciò non è sempre possibile.
Infatti, il sistema antincendio è per eccellenza un bene non goduto, sul quale comunque devo continuare ad investire per mantenerlo efficiente. Questo lo espone a quel gioco perverso di riduzione dei costi, che vede talvolta complici il committente e l’azienda di manutenzione; nascondendosi, il primo dietro a “clausole di tutela” e confidando, il secondo nella possibilità di rendere il più “virtuali” possibile le proprie prestazioni.
Partendo dal presupposto che in modo impietoso un’emergenza incendio definirà i veri livelli di sicurezza su cui il committente avrà puntato.
Una buona manutenzione è veramente un valore aggiunto in grado di contenere i reali costi di gestione e di permettere al committente di avere una reale garanzia di “business continuity”.
Nella mia ormai quarantennale esperienza nel settore antincendio non ho mai utilizzato il prezzo come argomento di vendita. Posso invece confermare che il committente che investe in efficienza nei suoi sistemi di protezione attiva sostiene minori costi totali rispetto a chi applica politiche di risparmio che lo possono esporre sia a danni diretti, che a sanzioni in caso di ispezione da parte degli enti di controllo. Se poi alla buona manutenzione si applicano i sistemi informatici di gestione e telecontrollo degli impianti i livelli di sicurezza e di risparmio non potranno che aumentare.
Quando inizia la manutenzione?
Ci sono delle cartine di tornasole che già oggi determinano la reattività al problema da parte dei committenti e dei loro tecnici: la specifica d’impianto e i manuali d’uso e manutenzione dei sistemi antincendio realizzati.
La specifica d’impianto trova ancora un’applicazione limitata e i manuali d’uso e manutenzione raramente vengono letti, per cui normalmente si parla di manutenzione a impianto realizzato e in modo sganciato della gestione della sicurezza dell’attività in esame.
Questo modo di operare può creare delle distonie tra quanto pensato dal progettista e quanto poi applicato nella realtà in fase di manutenzione.
Un buon piano manutentivo deve partire dalla specifica d’impianto, che deve determinare gli obiettivi di interazione tra il sistema antincendio e i protocolli adottati per la gestione della sicurezza, ivi compreso il piano d’emergenza aziendale.
Se non si conoscono le logiche messe a punto in fase di approvazione progetto vvf diventa difficile stabilire un piano manutentivo coerente.
Ciò premesso le figure che andrebbero coinvolte a catena sono:
- il tecnico abilitato che nella specifica d’impianto deve definire il sistema idoneo in funzione del rischio protetto, della gestione della sicurezza ipotizzata, dell’organizzazione del committente;
- il progettista che deve sviluppare quanto definito nella specifica d’impianto, studiando un sistema che tenga conto non solo dei fattori operativi, ma anche dell’impatto che le operazioni di manutenzione potranno avere nel contesto dell’attività protetta;
- l’azienda installatrice che dovrà garantire la corretta installazione di quanto progettato e che dovrà produrre i manuali d’uso e manutenzione con tutte le istruzioni necessarie alla corretta gestione e manutenzione del sistema;
- il committente e la sua struttura che dovranno prendere in carico l’impianto inserendolo nel contesto di tutta l’organizzazione della sicurezza aziendale, formando il personale preposto alla sua gestione e predisponendo le procedure necessarie per il suo mantenimento nel tempo;
- infine l’azienda di manutenzione che dovrà prendere in carico il sistema con tutta la documentazione necessaria, a cui spetta di verificarne il contenuto, stabilendo le check list di controllo, concordando le periodicità degli interventi, le modalità operative, le documentazioni da predisporre a fine visita, necessarie per la creazione dello storico dell’impianto e indispensabili per le attività di asseverazione.
Manutenzione preventiva e correttiva
Nel settore antincendio il livello di rischio e l’organizzazione della sicurezza aziendale determinano il tipo di manutenzione applicabile. Questi due parametri sono determinanti per stabilire se la manutenzione preventiva debba essere preminente sulla manutenzione correttiva.
Normalmente le due modalità operative si affiancano.
In presenza di ridondanza delle protezioni (quindi alto rischio o forte attenzione alla sicurezza) la manutenzione preventiva è preminente.
In presenza di livello minimo delle protezioni e del rispetto dei soli obblighi legislativi (quindi basso rischio o scarsa attenzione alla sicurezza) la manutenzione correttiva è la sola applicata.
Una buona manutenzione antincendio, nell’ambito di un qualsiasi sistema, deve classificare i componenti soggetti a manutenzione preventiva secondo determinati cicli o periodicità, in funzione di metodi valutativi dettati dall’analisi del rischio e dalla valutazione dei possibili guasti. In questo modo la manutenzione correttiva diventa solo uno strumento necessario in presenza di guasto tollerabile o imprevedibile nell’ordinarietà degli eventi o in presenza di necessarie modifiche del sistema.
Certamente una manutenzione di sistemi di processo o più in generale di apparati produttivi in cui i fermi possono determinare in modo più diretto “perdite o mancate produzioni” godono di un’attenzione maggiore rispetto alle manutenzione antincendio.
Come scegliere il soggetto a cui affidare la manutenzione?
Per scelta politica - garantire il lavoro a tutti - e contrariamente a quanto applicato in altri paesi, non esiste in italia un percorso qualificante per le aziende di manutenzione antincendio e per le figure specializzate che di esse fanno parte. Ciò ha determinato, come conseguenza sul mercato italiano, la sviluppo di micro aziende a carattere familiare, specializzate soprattutto nella manutenzione degli estintori e degli idranti e con scarse competenze nella manutenzione degli impianti.
La linea guida azzurra #uman per la stesura dei capitolati d’appalto è un valido aiuto nel momento in cui il committente necessita di scegliere il “soggetto” a cui affidare la manutenzione.
Quelli che seguono sono gli argomenti di supporto che l’acquisitore deve riscontrare nella scelta dell’azienda di manutenzione:
- elevata specializzazione e formazione continua del personale
- conoscenza profonda dei sistemi antincendio e delle norme tecniche che li regolamentano
- applicazione di procedure di lavoro frutto di riferimenti normativi e di esperienza maturata nella specializzazione
- organizzazione idonea
- attrezzature specifiche ben definite per ogni tipologia d’impianto o attrezzatura
Che caratteristiche deve avere un manutentore?
Quando si parla di tecnici di manutenzione bisogna distinguere tra manutentori di attrezzature semplici (estintori/idranti), manutentori di porte tagliafuoco e manutentori di impianti e di attrezzature complesse. Di conseguenza caratteristiche di base e formazione dovrebbero essere specifiche per ogni figura professionale.
In italia non sono previsti corsi formativi per manutentori, ma solo verifiche abilitative certificate da ente terzo per la sola manutenzione di estintori, porte tagliafuoco, evacuatori, impianti di rivelazione fumi e stazioni di pompaggio. Di conseguenza la formazione deve essere effettuata in aula e in campo a cura di ogni azienda di manutenzione per ogni attività esercitata.
Ad ogni manutentore è richiesta una buona manualità e la conoscenza normativa.
Ad un manutentore di attrezzature semplici nello specifico è richiesta la conoscenza delle norme tecniche e delle regole tecniche che ne regolamentano le procedure di manutenzione e la loro dislocazione a protezione dei vari rischi.
Al manutentore delle porte tagliafuoco è richiesta una preparazione da serramentista.
Al manutentore di impianti e attrezzature complesse è richiesta una preparazione scolastica a indirizzo tecnico di tipo superiore (preferibile una specializzazione in elettrotecnica), conoscenza del disegno, conoscenza dell’impiantistica antincendio.
La formazione dei tecnici di manutenzione ha tempi variabili in funzione delle attività, che richiedono affiancamenti in campo con personale esperto.
Tipicamente le tempistiche variano da 6 mesi per un manutentore di attrezzature semplici a 24 mesi per un manutentore di impianti e attrezzature complesse.